L’introduzione della fatturazione elettronica ha rappresentato una grandissima rivoluzione per i liberi professionisti e le aziende. Accolta inizialmente con diffidenza e malumori, sta entrando ormai nella routine gestionale. È stato un passo in avanti o un ulteriore costo? Vediamo insieme i risultati dopo un anno dal debutto grazie all’analisi di uno studio commercialista a Verona.
Fatturazione elettronica, una rivoluzione tutta italiana
L’Italia è stato il primo paese europeo a prevedere l’introduzione della fattura elettronica per le transazioni commerciali private. In vigore legalmente dal gennaio 2019, in realtà aveva iniziato il suo percorso già nel 2014 nella Pubblica Amministrazione. Oggi è obbligatoria per aziende e partite IVA e di fatto rappresenta un’ottima occasione per digitalizzare il sistema italiano e recuperare punti preziosi sulle altre economie dell’Europa.
Si tratta infatti di una rivoluzione non solo tecnologica, ma anche culturale, che punta a superare la vecchia idea cartacea di fatturazione. Per essere valida, la fattura elettronica deve infatti passare da un Sistema di Interscambio, nel formato XMLPA, per raggiungere il destinatario e l’Agenzia delle Entrate. Così tutto è tracciato, trasparente e semplice da gestire.
Fattura elettronica: cosa dicono i dati ufficiali
Nei primi sei mesi di fatturazione elettronica, dal 1° gennaio 2019 al giugno dello stesso anno, sono state inviate 854 milioni di fatture elettroniche rivolte soprattutto a imprese e privati, con una piccola percentuale destinata alla PA. Ma come è andata questa nuova esperienza?
Stando ai dati diffusi dal sito Osservatori.net della School of Management del Politecnico di Milano, presentata nell’ambito del convegno “Fatturazione Elettronica: una chance per il cambiamento”, il panorama è incoraggiante, sia per il ciclo passivo sia per quello attivo.
Secondo il campione coinvolto nell’indagine, composto da grandi aziende e PMI, per circa il 50% delle aziende i vantaggi principali sono collegabili al processo di ricezione delle fatture, molto più rapido. Questo è accompagnato dalla maggiore velocità di registrazione e da una verifica più semplice delle fatture.
Per quanto riguarda il ciclo attivo, è stata apprezzata la riduzione dei tempi di pagamento e la più rapida riconciliazione dei pagamenti. I vantaggi maggiori sono stati percepiti soprattutto dalle aziende con una dotazione tecnologica e un’attitudine all’innovazione.
Tuttavia, nel campione in esame ci sono anche aziende che non hanno percepito un impatto positivo della fatturazione elettronica nel ciclo passivo. Si tratta del 21% delle grandi imprese e del 32% delle PMI. Per il ciclo attivo, invece, il 43% delle PMI e il 27% delle grandi imprese non hanno riscontrato vantaggi.
E c’è anche chi dice di aver avuto un impatto negativo dalla fatturazione elettronica, sebbene sia una percentuale minore del campione: il 20% delle grandi aziende e il 18% delle PMI ha infatti dichiarato maggiori difficoltà per la gestione del ciclo passivo, con un aumento dei tempi di pagamento e maggiore lentezza nella riconciliazione dei pagamenti.
Un’occasione per migliorarsi
In sostanza, la maggior parte delle aziende ha sfruttato l’introduzione dell’obbligo di fatturazione elettronica per snellire e digitalizzare i processi aziendali, e non semplicemente come imposizione dall’alto. Questo succede nelle imprese in cui il cambiamento viene visto come un valore aggiunto, oltre che come una spinta continua ad aggiornarsi e confrontarsi con le sfide del mercato.
Nello studio appena esaminato, è emerso anche che non tutte le PMI hanno la stessa spinta alla digitalizzazione per via di un ventaglio variegato di ostacoli. In primis c’è la mancanza di una cultura digital vera e propria, collegata a una mancanza di fiducia e di programmazione a lungo termine. In più, manca un team dedicato all’interno della struttura aziendale.
Quali sono stati i problemi tecnici riscontrati?
Trattandosi di un’innovazione tecnologica, la fatturazione elettronica ha preso alla sprovvista le aziende (soprattutto quelle piccole) non ancora pronte a una rivoluzione digitale. I principali scogli riscontrati nella pratica sono stati:
- difficoltà con la data di registrazione delle fatture sugli acquisti;
- difficoltà con la detrazione ai fini fiscali;
- problemi con gestionali non ancora abbastanza “rodati”;
- mancanza di assistenza specializzata.
Nel giro di pochi mesi sono emerse infinite soluzioni per l’invio della fatturazione elettronica, che hanno contribuito a confondere le idee. Quanto è giusto spendere? Quale livello di assistenza è ragionevole aspettarsi?
Sono tante le domande che hanno “tormentato” aziende e liberi professionisti, tra la fine del 2018 e l’inizio del 2019. C’è ancora chi sta cercando il gestionale giusto, perché la soluzione adottata non l’ha soddisfatto. L’idea migliore è sicuramente quella di rivolgersi a un commercialista preparato, che sia in grado di offrire una risposta a tutti i dubbi sulla fattura elettronica.
Ad esempio, un sistema ad hoc potrebbe essere quello di fatturazione elettronica integrata, che unisca in un’unica piattaforma la contabilità, la fatturazione elettronica e l’assistenza di un commercialista, risparmiando così tempo e denaro. In questo modo, ogni volta che si emette una fattura, viene inviata e contabilizzata allo stesso tempo. Tutto viene monitorato e seguito in tempo reale, per evitare errori.
Per concludere, al fine di cogliere l’impatto positivo della fatturazione elettronica è sempre consigliabile farsi assistere passo per passo dal commercialista di fiducia, che saprà indicare la strada migliore da percorrere.